Frank Merenda , imprenditore, formatore e autore provocatorio quanto diretto, ha deciso di infilarsi il grembiule del realismo e servire un ...
Frank Merenda, imprenditore, formatore e autore provocatorio quanto diretto, ha deciso di infilarsi il grembiule del realismo e servire un piatto bollente a chi sogna di fare impresa in Italia: “Non aprire un’azienda. A meno che…”
Nel video al centro di questa analisi, Merenda prende spunto dai video di Franchino il Criminale — il celebre youtuber che recensisce senza pietà i locali della Capitale — per sfornare una riflessione cruda e pungente sullo stato della microimprenditoria italiana.
Il suo messaggio è chiaro: fare impresa non è un hobby, né una scorciatoia per la libertà , e chi lo fa senza criterio, senza passione per il prodotto e senza competenze gestionali, rischia soltanto di bruciare soldi e sogni... spesso anche quelli degli altri.
Con il tono frizzante e tagliente che lo contraddistingue, Merenda non si limita a criticare: individua sintomi, cause e rimedi di una malattia che colpisce troppe piccole attività nostrane. Spoiler: la soluzione non è “fare le cose a caso”, né sperare in “qualche marchetta fatta bene su Instagram”.
Ecco allora una panoramica dettagliata e fedelissima di ciò che Frank Merenda dice — e di quello che, volendo, possiamo imparare anche noi.
Cosa possiamo imparare dal video?
Quando il marketing incontra la verità nuda e cruda (e anche un po' bruciacchiata come certe pizze in centro a Roma), succede qualcosa di interessante. Il video che stiamo per sintetizzare è una doccia fredda per chi sogna di aprire un bar, un ecommerce, o una boutique artigianale con la stessa disinvoltura con cui si apre un account Instagram.
Frank parte da una premessa semplice e brutale: 9 attività su 10 in Italia fanno schifo. Non lo dice con leggerezza e neppure con disprezzo, lo dice con una franchezza che rasenta l’amore... quello tough love, tipo genitore severo con l’accento trasteverino.
Se il prodotto è da 6, l’azienda è da chiudere.
Nel mondo dell’imprenditoria, il prodotto non è “una parte” dell’azienda: è il biglietto da visita, il motivo per cui un cliente esiste. E qui, secondo l'autore, casca il carretto della frutta.
I titolari, stando a quanto racconta e a quanto mostra lo youtuber Franchino il Criminale nelle sue incursioni nei locali romani, sembrano spesso mossi da due forze invisibili: la pigrizia e la furbizia. La pigrizia porta a servire pizzette mal lievitate, olio rancido, pomodoro acido. La furbizia? Quella ti rifila il panino del giorno prima facendoti credere che sia fresco come la rugiada.
"Se non sei da 9 o da 10, fai schifo. È inutile che apri."
Questo è il mantra dell'autore. E lo ripete con il tono di chi ha visto troppe volte le stesse scene: clienti presi in giro, locali sciatti, prodotti mediocri venduti con sfrontatezza.
Competenze imprenditoriali: quelle grandi assenti.
Come se servire un buon prodotto non fosse già abbastanza difficile, l'autore alza ulteriormente l’asticella: chi apre un’attività deve anche saper fare marketing, vendere, gestire la contabilità , selezionare e motivare personale, e occuparsi dell’assistenza clienti.
Facile come farsi un selfie con Gordon Ramsay che ti fa i complimenti, insomma.
Marketing, ovvero: se non ti conosce nessuno, non esisti.
"Non basta fare i buoni prodotti. Non funziona così. Il mondo è cambiato."
Il titolare che confida nel passaparola, nel “se è buono la gente arriva”, viene presentato come un nostalgico di un'epoca che, purtroppo per lui, è evaporata come il sugo lasciato sul fuoco senza coperchio. Serve marketing. Serve saper comunicare, raccontarsi, emergere.
Finanza: no, il cassetto del bar non è il tuo portafogli.
In molte microimprese italiane, secondo l'autore, i conti dell’azienda e quelli personali si mescolano in un abbraccio pericoloso.
Il titolare prende i soldi dell’incasso e li usa per comprarsi il televisore nuovo, senza capire che sta mangiando il capitale della sua stessa attività . Il risultato? Nessuna pianificazione, nessun investimento, nessuna crescita.
"Non esiste gestione del business. Dal punto di vista numerico, non esiste investimento, non esiste formazione, non esiste niente."
Gestione delle persone: “Oh, ce l’ho con te che hai assunto tuo cugino.”
Saper scegliere e motivare il personale richiede attenzione, metodo e un minimo di visione. Invece, secondo il video, troppo spesso si assumono persone a caso o per legami familiari, con l’effetto di moltiplicare errori e inefficienze. E poi ci si lamenta del dipendente che fa storie per aggiornare gli orari su Google Maps.
Assistenza clienti: ovvero, perché se uno arriva al bar e lo trova chiuso, si incazza.
"Mi fai fare chilometri per venire lì e trovo il locale chiuso. Non è possibile."
Nel 2025, ancora troppi titolari dimenticano di aggiornare l’orario di apertura su Google. E questo, secondo l’autore, non è solo un errore tecnico, è una forma di disprezzo verso il cliente.
Marchette e influencer: il lato oscuro del marketing.
Ciliegina sulla torta (che probabilmente è stata scongelata in fretta e furia): le marchette.
L’autore denuncia un intero ecosistema di influencer pagati per recensire positivamente locali che non se lo meritano. L'effetto? Una distorsione della realtà , con panini magnificati online che nella vita vera sanno di cartone pressato. E qui entra in gioco Franchino, l’influencer “anti-marchetta” che smaschera le ipocrisie del food marketing italiano.
"Questo è come ve l’hanno descritto i food blogger... Ora ve lo faccio vedere io."
Conclusione: se non vuoi farlo bene, non farlo proprio.
Il messaggio finale del video è semplice quanto definitivo: se non sei disposto a fare le cose per bene, con amore per il prodotto e sete di competenza, allora lascia perdere.
"Se non ce le hai tutte, non devi non devi non devi fare impresa."
E lo ripete più volte. Come un disco rotto, sì, ma di quelli che ti salvano da una figuraccia imprenditoriale.
Morale della favola?
Fare impresa non è per tutti.
E questo non è uno slogan snob. È un invito a prendere sul serio il mestiere dell’imprenditore.
A studiare, migliorare, progettare. A fare cose buone — nel senso più gastronomico e più imprenditoriale del termine.
Perché come diceva un saggio cuoco che non conosciamo, ma ci immaginiamo col grembiule e l’accento emiliano:
“Se vuoi aprire un ristorante, comincia col fare da mangiare bene. Poi pensa a tutto il resto. E quel resto ... è tanto.”
Approfondimenti.
Quali sono questi 5 motivi che dovrebbero spingere la maggior parte delle persone a NON fare impresa? Non avere (o fare finta che non servano):
• L'attenzione sul prodotto,
• Competenze di Marketing,
• Competenze sulla vendita,
• Competenze nel gestire i numeri aziendali,
• Competenze nel gestire persone (collaboratori e clienti).
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